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La turba inpia: artigiani e commercianti del Foro Romano e dintorni (I sec. a.C. – 64 d.C.)

Auteur(s):
Médium: article de revue
Langue(s): italien
Publié dans: Journal of Roman Archeology, , v. 15
Page(s): 45-62
DOI: 10.1017/s1047759400013830
Abstrait:

Chi avesse percorso laSacra viatra gli ultimi decenni del I sec. a.C. e l'estate del 64 d.C. si sarebbe trovato in un profano e lussuoso quartiere commerciale: ori, argenti, perle e pietre preziose, aromi e spezie, primizie e cibi ricercati, strumenti musicali, libri, corone di fiori, cortigiane e prostitute — tutte le delizie della vita (come già ai Greci era piaciuto immaginarle) fornite dalla plebe urbana che qui gestiva il sistema di vendite al minuto più famoso e organizzato della città. Anche nelle altre zone intorno al Foro lo scenario non sarebbe stato diverso; nelle botteghe della piazza, lungo le strade circostanti e nei vicini edifici continuava il commercio di dispendiose mercanzie per una clientela di gusti ambiziosi e grandi disponibilità. La tradizione commerciale del luogo era molto antica e risaliva all'età dei re; stando alla tradizione, Tarquinio Prisco aveva per primo utilizzato la valle per attività pubbliche, facendo costruire appositi vani per artigianato e commercio (tabernae circa forum). Quando alla fine del VI sec. a.C. si impiantarono i quartieri dellaSacra via, sul fronte degli isolati furono costruite una serie di botteghe tra le quali si aprivano gli ingressi alledomus. Nel periodo più remoto era lo smercio di prodotti alimentari, soprattutto le carni, l'attività primaria forse anche per la presenza di un mercato del bestiame collegato al Foro Boario (beccherie e beccai sono ricordati dal V sec. a.C). Fu negli ultimi decenni del IV sec. a.C. che un aspetto più conveniente (forensis dignitas) si sarebbe affermato per gli interventi di C.Maeniuse per la trasformazione delle botteghe dalanienaeinargentariae, da macellerie cioè in banchi di cambiavalute, usurai e banchieri, destinati a dominare la piazza fin agli inizi dell'Impero. I commerci più ordinari o le rivendite specializzate non dovettero scomparire del tutto almeno fino alla metà del II sec. a.C: alletabernae argentariaesi mescolavano i negozi di beccai e speziali, chiamati alla grecamyropolae, i primi ricordati da Plauto e da Livio nel luogo dellabasilica Sempronia, i secondi soltanto da Plauto.

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  • Informations
    sur cette fiche
  • Reference-ID
    10286414
  • Publié(e) le:
    22.01.2019
  • Modifié(e) le:
    22.01.2019
 
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